Stress e frustrazione nelle dinamiche di potere

Lo stress e la frustrazione di chi sente di doversi accaparrare la benevolenza altrui, soprattutto di chi è percepito come un’autorità (un superiore al lavoro, un docente, ecc…), sono particolarmente presenti nella vita di tutti noi, in misura variabile.
Si fanno i conti con una sensazione corrosiva: un sorrisino e un atteggiamento accondiscendenti, mentre dentro si nutre risentimento per la condizione di sottomissione.
Lo facciamo con uno sguardo al futuro, perché non si sa mai che ripercussioni potrebbero esserci se ci esponessimo o i vantaggi che potrebbero derivare dal tenerselo “amico”.
Spesso, tale scenario, si ripete a catena: il sottomesso si sente un leone con chi percepisce come “inferiore” o sottoposto (e finalmente può sfogarsi di quanto accumulato).
Un vero e proprio meccanismo perverso in cui le dinamiche di prepotenza subìta ed esercitata si alternano.
Va sottolineato, inoltre, che non necessariamente si assiste ad una reale richiesta di sottomissione o ad un’effettiva prepotenza. Talvolta, infatti, è frutto di aspettative nostre, dandoci un ruolo in risposta a chi abbiamo di fronte, proiettando in quest’ultimo caratteristiche che non gli appartengono.
Il non-detto col tempo diventa un macigno che quasi certamente darà sintomi che da qualche parte si faranno spazio