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La Comfort Zone: la gabbia d’oro (ma sempre gabbia è!)

La Comfort Zone: la gabbia d’oro (ma sempre gabbia è!)

Quante volte ci lamentiamo della nostra vita?

Quante volte sentiamo il peso della routine?

Perché scegliamo sempre gli stessi locali?

Perché ci relazioniamo sempre con le stesse persone?

Spesso quando pensiamo al concetto di Comfort Zone (zona di conforto, di comodo), lo associamo a qualcosa di piacevole e alle situazioni facili della vita, quella sfera dove non abbiamo difficoltà a muoverci liberamente e nella quale ci sentiamo sempre a nostro agio, liberi da stress e da ansia.

In realtà, la Comfort Zone è un’area psicologica che racchiude tutti i contesti della nostra quotidianità, belli e brutti, anche i momenti più sgradevoli, purché tutto sia familiare. Il rischio è di vivere come in una spirale del tempo, in cui ogni cosa si ripete all’infinito.

Questo tipo di atteggiamento si manifesta per protezione: se ci sentiamo insicuri il nostro cervello cercherà di metterci al riparo da eventuali pericoli esterni.

Quello che c’è fuori dalla zona di comfort lo immaginiamo sempre peggiore di quel che realmente è, e ci sentiamo inquieti, ma il disagio di dover trasformare qualcosa deve diventare nostro alleato, e l’ansia un segnale di crescita, perché sentirsi a proprio agio, a volte, vuol dire rimanere bloccati.

L’assenza del nuovo, da un lato ci impedisce di sentirci a disagio, ci protegge dalle delusioni, ci fa sentire al sicuro, ci solleva dal timore di porci domande e prendere delle decisioni; dall’altro ci blocca, ci paralizza in una vita che è sempre la stessa, ci fa sentire perennemente insoddisfatti e annoiati, quasi come se vivessimo da vegetali.

Sia chiaro, avere delle abitudini e sentire come rassicuranti i volti o i luoghi familiari, di per sé non è affatto un problema, anzi, può servirci da trampolino per esplorare il mondo. Il pericolo nasce quando non riusciamo a spostarci in autonomia dentro e fuori la Comfort Zone, quando la nostra casa diventa una prigione.

Proviamo ad immaginare un bambino piccolo che impara a dare i primi passi. All’inizio tentennerà, cercherà l’appoggio di qualcuno o qualcosa, ci proverà, certamente a volte cadrà a terra, ma la sua spinta all’autonomia e all’esplorazione del mondo, avrà la meglio. E la mamma sarà sempre lì quando sarà stanco o avrà altri bisogni.

Ed esattamente come quel bambino, se ci pensiamo bene, anche noi abbiamo conquistato i nostri maggiori successi quando ci siamo impegnati ad uscire dalla Comfort Zone. E ogni nuova conquista l’abbiamo ottenuta provando.

Il cambiamento ci spaventa e ci attrae allo stesso tempo, lo rimandiamo eppure lo desideriamo. La prevedibilità ci tranquillizza, ma appiattisce tutto.

A volte ci creiamo un nostro mantra, ripetendoci che “prima o poi” faremo quella cosa che tanto desideriamo, che le cose andranno diversamente, che finalmente arriverà il bello; ma intanto gli anni passano e noi facciamo sempre le stesse cose.

Uscire agevolmente dalla Comfort Zone ci permette di godere di innumerevoli vantaggi:

  • scoprire nostre risorse
  • conoscere nuove persone
  • stimolare la crescita personale
  • vivere con intensità il “qui ed ora
  • percepire maggiore indipendenza
  • scoprire che la vita è molto più emozionante

Spingere i propri limiti è un po’ come allungare se stessi, fare stretching a livello psicologico per scoprire le proprie possibilità e risorse.

Senza bisogno di compiere nulla di straordinario, di estremo, di destabilizzante.

Introdurre ogni giorno una cosa mai fatta, gradualmente.

Imparare a fare cose che non avremmo mai pensato, muoverci in contesti estranei, che pian piano diventeranno familiari.

In altre parole, possiamo ampliare la cerchia della zona di comfort ed entrare e uscire a nostro piacimento, affinché la gabbia diventi una semplice cuccia.

 

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