Salute: assenza di malattia o presenza di capacità?

Passiamo gran parte della nostra vita sforzandoci di raggiungere uno stato di benessere, o quantomeno, di preservare quello che abbiamo. La domanda è: “che cos’è il benessere?”.
Si tratta della semplice assenza del malessere? E in quali termini? Fisici, psichici, relazionali?
Se stiamo bene, il più delle volte, nemmeno ci facciamo caso. Invece, quando ci fa male la testa ci ricordiamo eccome del momento di benessere, o in modo ancora più tangibile, quando viviamo un ricovero in ospedale. Ma mal di testa e ospedalizzazione in qualche modo rimandano alla dimensione corporea; e il resto come lo valutiamo?
Con quali parametri stabiliamo se la nostra vita, la nostra coppia, il nostro gruppo di amici, la nostra famiglia, stanno bene?
Per di più, star bene e sentirsi bene sono due concetti diversi: il primo fa riferimento ad una condizione più oggettiva, il secondo evoca una dimensione più orientata verso una percezione soggettiva.
Il concetto di salute proposto dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel 1948 ormai risuona come sorpassato, riduttivo e insufficiente. Non si vuole negare la “rivoluzionaria” concezione, ma tentare di ampliarla.
La visione suggerita è quella di“stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non la semplice assenza di malattia”, con l’obiettivo di mettere in risalto i fattori psichico-relazionali, inquadrando la persona non come avulsa dal tessuto sociale, ma immersa in una rete che può fare la differenza (sia in positivo che in negativo).

Oggi, però, tale prospettiva è soggetta a diverse critiche.
È evidente che non possa esistere un completo e simultaneo stato di benessere bio-psico-sociale, anzi, sarebbe alquanto utopistica tale aspettativa. Secondo questa concezione nessuno di noi potrà mai accedere al Benessere, al contrario, si genera un paradosso secondo cui siamo tutti sempre malati. Va da sé che ogni giorno abbiamo qualcosa che non va, dalle sciocchezze più banali alle situazioni più serie, da difficoltà transitorie a quelle croniche. Ed è quantomeno curioso che la definizione di salute ci descriva come privi di essa.
Inoltre, quando si esplicita “assenza di malattia” si rimanda inevitabilmente ad una prospettiva ancora troppo biomedica.
È una dimensione/percezione soggettiva: io posso avere un deficit/problema e godermi la vita più di quanto faccia un mio amico “sano”; posso avere tutto ciò che sento sia necessario, e continuare a sentirmi insoddisfatto; posso avere pochi amici, o nessuno, e ritenermi appagato perché la gente mi dà fastidio, oppure essere nella stessa condizione e viverla con disperazione e un senso profondo di solitudine.
NB: siamo molto distanti dall’idea surreale che il benessere sia figlio di uno stato di totale felicità, in cui ogni cosa va a gonfie vele, a meno che non siamo sotto l’effetto di sostanze psicoattive.
Inoltre, più che focalizzare l’attenzione “sull’assenza” di qualcosa, è opportuno proporre gli elementi (capacità, competenze, attitudini, abitudini) che potremmo inquadrare come gli ingredienti base della ricetta del benessere: le Life Skills.
Ma cosa sono le Life Skills?
Il termine di Life Skills viene generalmente riferito ad una gamma di abilità cognitive, emotive e relazionali di base, che consentono alle persone di operare con competenza sia sul piano individuale che su quello sociale. In altre parole, sono abilità e capacità che ci permettono di acquisire un comportamento versatile e positivo, grazie al quale possiamo affrontare efficacemente le richieste e le sfide della vita quotidiana.
Il nucleo fondamentale delle Life Skills identificato dall’OMS è costituito da 10 competenze:
Consapevolezza di sé
Gestione delle emozioni
Gestione dello stress
Comunicazione efficace
Relazioni efficaci
Empatia
Pensiero Creativo
Pensiero critico
Prendere decisioni
Risolvere problemi
Tali competenze possono essere raggruppate secondo 3 aree:
- EMOTIVE– consapevolezza di sè, gestione delle emozioni, gestione dello stress
- RELAZIONALI – empatia, comunicazione efficace, relazioni efficaci
- COGNITIVE – risolvere i problemi, prendere decisioni, pensiero critico, pensiero creativo