Chi di noi non ama il fai-da-te, auto-convincendosi che sia sufficiente leggere su Google le soluzioni ai nostri problemi?
Un po’ per la celerità, un po’ perché il mondo del Web ci offre una miriade di informazioni praticamente su tutto.
Certo, dipende molto dal tipo di ricerca. Se si tratta di scovare la ricetta della parmigiana di melanzane, le istruzioni su come si formatta un PC, o di come si creano decorazioni per una festa, è tutto totalmente innocuo (certo, se non hai ospiti a cena, se il computer non esplode, e se non rovini il compleanno a tuo figlio) e può risultare utile e creativo.
Quando si tratta di Salute, fisica o mentale, le cose cambiano. I tentativi annessi al fai-da-te possono non solo essere vani (nella migliore delle ipotesi), ma potrebbero anche inasprire ulteriormente il problema, o comunque procrastinare l’accesso alle adeguate cure.
C’è un’enorme differenza tra chi si è improvvisato esperto di qualcosa su internet, magari leggendo qualche riga il giorno prima o facendo copia-incolla da qualche blog, e i professionisti che hanno studiato (e studiano) davvero, per decenni, con titoli universitari e post-universitari (tutt’altro che immediati), riconosciuti dalla legge e regolamentati dai relativi Albi Professionali.
Ma la differenza precipua sta nel ragionamento clinico, quello che mette insieme i pezzi, capace di superare l’elenco dei sintomi, di distinguere il sano dal patologico, di procedere con metodo scientifico, e soprattutto non valido per tutti, ma calibrato sulla specifica persona.
Ti faresti operare al cuore da qualcuno che ha visto tanti tutorial su YouTube o da un cardiochirurgo? Stessa cosa vale per la Salute Mentale (eh no, non basta avere la famosa empatia e grandi capacità di ascolto; se così fosse, che cosa si studia all’Università nella Facoltà di Psicologia?
